martedì 27 febbraio 2007

FESSO CHI LEGGE

Molti di voi mi hanno chiesto da dove nasce l'idea di un blog ironico sulla moda. E' il titolo stesso che la rappresenta in pieno. Fesso chi legge o fashion chi legge è una stanza di lettura, la sala del camino, una camera sterile protetta dalle contaminazioni di informazioni fashion. Non tutti sanno che siamo costretti a leggere o ad assistere ad un banchetto surgelato dove i quattro salti in padella li facciamo noi. La direzione e la traiettoria di un media è già studiata e alle spalle ci sono sempre gli stessi. Non esiste criticità e giornalismo puro nel fashion system italiano. Addirittura Carlo Rossella ha sottolineato che quando vuole leggere di moda, sceglie testate inglesi o spagnole. Questo perché nessuno in Italia si permette di commentare una sfilata, una campagna pubblicitaria, un sito internet delle case di moda nostrane. Sarebbe troppo rischiosa la partita. Si può guidicare un vino, un hotel, ormai anche un'automobile ma non "l'opera" di uno stilista.
E' una situazione meschina e desolante, questa che ci dovrebbe far riflettere e che ci teletrasporta al 53° posto nel ranking mondiale per libertà di stampa. Un esempio: durante l'ultimo Pitti Uomo di gennaio si è preferito dare più risalto agli occhiali di Lapo Elkann piuttosto che andare a fondo sulle collezioni delle centinaia di espositori presenti alla fortezza da basso. E si continua su questa strada, svilendo il lavoro dei più bravi che non hanno santi in paradiso o pianificazioni milionarie da rappresentare. Sul Corriere della Sera, infine, assistiamo al banchetto del Gruppo Tod's e del Gruppo Charme (Montezemoli & Associati) presenti anche quando non ce ne sarebbe un motivo reale. Ecco perché quando gli amici leggono riviste di moda mi metto a ridere perché si tratta solo di cataloghi.

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