lunedì 26 febbraio 2007

MADE IN ITALY o MAYBE IN ITALY

E' questo uno dei grandi temi all'origine della perdita di credibilità del sistema moda. Beppe Severgnini, in un recente fondo sul Corsera, citava il Grande Dilemma. Come mai si continua a sbandierare il tricolore su prodotti che non hanno mai visto il nostro Paese ? Come mai se compro un branzino o un'entrecote so perfettamente da dove arriva e se invece acquisto un maglione di cashmere non ho alcuna informazione ? Ci vuole un minimo di coerenza e di pudore. Evidentemente le minicrociate sul tema non hanno ottenuto risultati. I motivi sono presto detti: le grandi maison internazionali non ritengono prioritario il problema. Il fatto è che noi continuiamo a pagare un maglione di cashmere come se fosse pensato e realizzato in Italia e le griffe, producendo altrove, si arricchiscono con margini enormi. Il tutto a discapito della qualità.
Ci vuole un bel coraggio...

2 commenti:

Enzo Guaglione ha detto...

Nella varietà dei quadri teorici di riferimento, la moda ha nella motivazione i suoi elementi di sopravvivenza; un quadro di riferimento motivante è il passato. Tant’è che oggi si confezionano abiti “consunti”, lacerati, con i bordi sfilacciati. Per renderli appetibili al mercato come “capi vissuti”. Un look, che in certe occasioni non mi dispiace per niente e che richiede anche nuove tecnologie di lavorazione, tessuti speciali e una certa abilità sartoriale. È il mondo che cambia, si ferma, progredisce, torna indietro, in cerca di motivazioni ed emozioni.
Grembiule, ciabatte sformate, scopa in mano, fazzolettone in testa, davanti al focolare ad aspettare lo zoccolare dei bambini in cortile che tornano da scuola. Jeans bassi, top alto, sciorinio di ombelichi, un po’ di stanchezza aerobica, tutta firmata, sul SUV in terza fila davanti alla scuola a prendere i bambini. Due mamme, due tempi diversi.
Cosa abbiamo capito di quello che è successo? Cosa ci è servito aver accompagnato tutto questo cambiamento per capirne i perché e i percome? Però, è bello vedere che il passato è intrigante nella moda, è motivazione, sacrosanto strumento di conduzione di qualsiasi impresa. La motivazione ha un difetto, sia pure tecnico: va rinnovata continuamente, sia nelle forme sia nella sostanza. Se stilisti e tecnologia offrono ai confezionisti materiale per essere “stato nascente”, entusiasmo (almeno un po’), eccitazione, novità, stimolo ecc, allora il successo è assicurato.

Enzo Guaglione ha detto...

Nella varietà dei quadri teorici di riferimento, la moda ha nella motivazione i suoi elementi di sopravvivenza; un quadro di riferimento motivante è il passato. Tant’è che oggi si confezionano abiti “consunti”, lacerati, con i bordi sfilacciati. Per renderli appetibili al mercato come “capi vissuti”. Un look, che in certe occasioni non mi dispiace per niente e che richiede anche nuove tecnologie di lavorazione, tessuti speciali e una certa abilità sartoriale. È il mondo che cambia, si ferma, progredisce, torna indietro, in cerca di motivazioni ed emozioni.
Grembiule, ciabatte sformate, scopa in mano, fazzolettone in testa, davanti al focolare ad aspettare lo zoccolare dei bambini in cortile che tornano da scuola. Jeans bassi, top alto, sciorinio di ombelichi, un po’ di stanchezza aerobica, tutta firmata, sul SUV in terza fila davanti alla scuola a prendere i bambini. Due mamme, due tempi diversi.
Cosa abbiamo capito di quello che è successo? Cosa ci è servito aver accompagnato tutto questo cambiamento per capirne i perché e i percome? Però, è bello vedere che il passato è intrigante nella moda, è motivazione, sacrosanto strumento di conduzione di qualsiasi impresa. La motivazione ha un difetto, sia pure tecnico: va rinnovata continuamente, sia nelle forme sia nella sostanza. Se stilisti e tecnologia offrono ai confezionisti materiale per essere “stato nascente”, entusiasmo (almeno un po’), eccitazione, novità, stimolo ecc, allora il successo è assicurato.