mercoledì 7 marzo 2007

"MANIFESTO-SCHIFEZZA"

Sulla dibattuta quaestio della foto-stupro di Dolce e Gabbana, è assai difficile pronunciarsi. Infatti, dei pubblicitari, non si è mosso nessuno e tanto meno il Giurì. Per timore di passare da bigotti, o per eccesso di degnazione, gli uni; per mancanza di attenzione o carenza di autorità il secondo. Il risultato è la latitanza di ogni giudizio critico, da parte di chi saprebbe esercitarlo, forse anche per il timore di schierarsi o di urtare l’apparatciki moda/pubblicità/editoria. Che dire, infatti, dei ritratti in un interno di Dolce e di Gabbana, pubblicati da un periodico, dove quest'ultimo appare in tacchi a spillo e col pacco rigonfio? Al confronto, le foto di moda sono tablaux vivants per educande. Oppressi da tale perversione del gusto, è con un sospiro di sollievo che si legge quanto ha scritto su D&G Natalia Aspesi su La Repubblica del 4 marzo. Secondo quanto riportato in un articolo apparso su L'Unità di oggi, anche i lavoratori di Dolce&Gabbana si sono schierati nettamente contro lo spot-stupro, definendolo "manifesto-schifezza". In seguito ad un'assemblea dei tessili Cgil, Cisl e Uil, i lavoratori della casa di moda hanno richiesto il ritiro immediato della campagna, minacciando di organizzare per l'8 marzo un boicottaggio dei prodotti D&G.
Di Lillo Perri

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